CONVEGNO 2002

Intervento On. Giuseppe Chiaravalloti

Grazie, consentitemi un saluto al prestigioso parterre di Autorità presenti a questo tavolo, al Presidente Prodi, al Sindaco Guazzaloca, al sottosegretario Berselli, all’amico Bubbico, ai Presidenti delle Comunità calabre e lucane, in particolare un ringraziamento al Sindaco Guazzaloca per averci voluto ospitare in questa sontuosa sala che solennizza, se ve ne fosse stato di bisogno, ancor più questo nostro modesto ma vibrato mi pare incontro.
Sono qui con grandissimo orgoglio; orgoglio per la Comunità dei calabresi che qui si fa onore, che qui tenta di rendere un poco di quella generosa ospitalità che questa terra ricchissima ha fornito ai nostri corregionali venuti dal Sud prima attraverso la prestigiosa Università, attraverso questo retaggio antico di cultura, di civiltà, che ha trasmesso, che è riuscita tante volte a trasmettere, e poi per quello che i nostri corregionali riescono a rendere in questa terra.
Mi sono trovato a fronte di persone che non hanno demeritato la fiducia che è stata in loro riposta.
E quindi è con orgoglio che io sono qui, orgoglio anche di portare un messaggio mi sembra un po’ nuovo della nostra terra, il messaggio di una terra che vuole chiudere per sempre con certi vieti schemi culturali; lo ricordava poco fa l’amico Presidente dei Lucani nel mondo, il Sud ha ben capito che la stagione del pietismo e dell’assistenzialismo, che lo stereotipo del cafone con il cappello in mano che cerca protezione a Roma è estremamente tramontato.
Nella nostra battaglia per la nuova Calabria, abbiamo posto come primo traguardo un avanzamento culturale, un salto in avanti sul terreno della mentalità e del rapporto con il Paese, del rapporto con i nostri cittadini.
L’esperienza e la storia, i tempi avversi ci hanno insegnato e trasmesso questo di positivo: l’uomo capisce nelle miseria, nella emarginazione, capisce finalmente che egli è solo, che non può aspettare la sua salvezza dall’esterno ma deve cercarla soprattutto in sé stesso, nella propria fede, nel proprio orgoglio, nelle proprie risorse.
Calabresi e credo anche lucani abbiamo capito questo discorso e ci muoviamo in un'altra ottica, con la schiena dritta, con la fierezza che ci deriva dalla nostra storia, dalla ricchezza delle nostre tradizioni e dalla caparbia volontà di risalire alla china, dalla tenacia con cui affrontiamo i nodi della moderna società e della moderna civiltà, dalla ricchezza, dalla risorsa prestigiosa, forse l’unica ma certamente non da disprezzare risorsa che abbiamo che è quella dell’ingegno e dell’impegno dei nostri giovani, che vogliono crescere e portare avanti la nostra terra.
In questo quadro si pone il nostro modo di affrontare il problema delle infrastrutture, noi crediamo che la Calabria sia stata, tutto il Sud, ma forse particolarmente la Calabria, penalizzata nell’ultima storia d’Italia da un’attenzione meno vicina, meno amorevole di quella che è stata riservata ad altre più fortunate Regioni della nostra terra.
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